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E
TRA ME e TE
CON TRA STO
Con chi gli aveva prestato attenzione, parlò a lungo della sua
Con calma descrisse la sua rosea
Con creta e terra la modellò rendendola
Con forme morbide la rese al suo pensiero
Con forte volere la rese
Con densa abilità estrapolò la sua
Con netti volumi creò il tessuto
Con ciò la squadrò a
Con geniale intuizione la rese a tutti
Con sensuale movenza rese tutto
Con tatto ed educazione attivò il
Con senso del dovere acquistò
Con corde e legacci immobilizzo chi non era
Con clave e bastoni riunì il
Con dizione impeccabile dettò la sua
Con tanta voglia di giocare diede il via alla
Con figura regale accettò di
Con gesti onerosi causò la sua
Con testo criptico la escluse dal
Con fine arguzia la relegò sul
Con tono deciso pretese il
Con tante remore tirò fuori il
Con troppa fretta gli si pose
Con sonante battere dei piedi evidenziò la prima e l’ultima
conchiglia.
conca.
concreta.
conforme.
confortevole.
condensabilità.
connettivo.
concio.
congeniale.
consensuale.
contatto.
consenso.
concorde.
conclave.
condizione.
conta.
configurare.
congestione.
contesto.
confine.
conto.
contante.
contro.
consonante.
3 ottobre 2015
4 ottobre 2015
CON TE STO IN QUESTO CONTESTO
CON TRE STO
posso affermare che
STO
STO
STO
CON
5 ottobre 2015
6 ottobre 2015
CONTESTO LE MIE IDEE
E
E
CONUNTESTOINEDITOTRALE
IDEOFORE
eTRA NERO
NERO
7 ottobre 2015
Quella mattina il cielo
(o etra, come a Lui piaceva
chiamarlo) era nero e Lui lo
guardava meravigliandosi del contrasto tra quel nero, che ancora conservava in se un po' del blu che poco amava, e il bianco delle nuvole in movimento. Lui guardava.
Quella mattina era uscito per uscire e andare. Andare per andare, tra le vie, e in qualche bar, della sua caotica cittadina di provincia. Quella mattina, diversamente dalle altre. ... CONTINUA DI STRADA IN STRADA
ARTEEETRA
ETRA
ARTE
... Era fermo in piazza Grande, seduto su i primi tre scalini che facevano da rialzo al benpensato monumento ai caduti, era fermo e fumava l'ennesima sigaretta. Era fermo e si divertiva a interpretare le volute di fumo dell'ennesima sigaretta. Era fermo e il fumo saliva e con esso il suo sguardo attento alla lettura di possibili interpretazioni divinatorie di un fumo che, come nuvola, continuava a disegnare pensieri ascensionali. Lo sguardo saliva lento e la nuca, lentamente, indietreggiò fino a toccare il gelido marmo che gli faceva da schienale... così, restò fermo, più fermo del fermo di prima, immobile, basito da un nero inaspettato. Il cielo era NERO.
Di un nero che, svogliatamente, conservava ancora un po' di quel blu che Lui poco amava. Ma quel nero imperfetto perfettamente accoglieva il muoversi di enormi, grandi, medie, piccole nuvole bianche o quasi. Come su una lavagna d'ardesia, dal nero incerto, le nuvole disegnavano bianchi arcipelaghi di forme che aprivano, nella sua fissità, mobili pensieri di un Lui, uscito per andare e fermo tra tre scalini e un cielo nero improbabile. Quasinero. Lui, fermo, senza batterciglio, sorrise e una nuvola gli costruì il suo nasuto profilo a bocca aperta come sbadiglio, sbadigliò e la nuvola si disciolse in un enorme sorriso tra un nero e un blu che insisteva nel riprendersi il suo posto.
Quella mattina si alzò per tornare a casa mentre, sopra di lui, un cielo blu si apriva ai pensieri sognanti di altri.
8 ottobre 2015
10 ottobre 2015
2
2
c'èun
T RE
13 ottobre 2015
14 ottobre 2015
16 ottobre 2015
17 ottobre 2015
TTT
A
A
I
aModomio
A
CUORE
PEROREPERERRORE
RIPETO I MIEI PASSI
assicurandomi di contarli, uno per uno, destro sinistro, uno dopo l'altro dimenticandomi da dove e dove vado. Conto i miei passi e dei primi cento ricordo il nono per inciampo e consolidata dissidenza. il centouno mi trattiene e a stento ricomincio la conta. Centodue, centotre, centoquattro per continuare andando, passo dopo passo, oltre il centonovantanove. Duecento e capisco che i dispari sono tanti quanto i pari e che dei pari non mi sono mai fidato. Dispari, il succesivo duecentouno mi spinge a proseguire ma rallento in prossimità del prossimo pari restando con un piede a terra a l'altro a equilibrarsi con l'ausilio di due braccia tese.
Trattengo il fiato e ripeto i miei passi assicurandomi di contarli, uno per uno, duecentouno. Duecento e centonovantanove.
Trattengo il fiato per un duecentonovantotto ben pronunciato e degli altri balbetto il finale... 'ntosette, 'ntosei, 'ntocinque e poi
mi volto per voltarmi ancora e ancora verso le centinaia di parole che ancora mi aspettano.
Ora sono fermo e le parole attendono dell'Uno la sua O finale come uno zero impronunciabile.
18 ottobre 2015
21 ottobre 2015
22 ottobre 2015
RI
ZZZZZZZZZZZZ.ERO
SONO
L
D
TU E LE TUE BELLE PAROLE RIEMPIONO
IL MIO ANIMO
RIBOLLE
RIBELLE
A PELLE
NON IO
DUBBIO
e se le cose andassero diversamente?
23 ottobre 2015
io e non tu passero solitario
solitamente solo
so
E
NON LO DICO
O
O
O
O
O
O
O
O
O
ce
ce
ce
ce
ce
ce
certezza
della
indefinibilita?
25 ottobre 2015
AMORE
cl
O
26 ottobre 2015
O
28 ottobre 2015
per una o gettata al ventooooooooo
DIO
IO HO
VIETATO GETTARE OGGETTI DAL FINESTRINO
in particolare se è una O di O
30 ottobre 2015
TU NO
DISSE LA NUVOLA GETTANDO AL CIELO, IN UN LAMPO, UNA O INTERMEDIA
VU OOOO TO
NO NO NO
VOGLIO
31 ottobre 2015
QUESTE
COSE
NON SI
FANNO
FATTO
ATTO II
GLI ATTORI ENTRARONO IN SCENA TRAVOLTI DA UN INSOLITO DESTINO
1
2
3
ATTO III
1 novembre 2015
4 novembre 2015
TETRAGONIA
O DELLA AGONICA TESTARDAGGINE DI TRE + UNO =
4
QUATTRO GATTI PER STRA... OPS, SONO TRE
gATTO IV
name
5 novembre 2015
La targhetta di alluminio indicava nome e data di nascita. Tintinnava di un tintinnio ovattato, come solo l’allumino sa dare, ad ogni salto o movimento brusco. La portava al collo incatenata, Lui con il suo manto pezzato tra l’ocragrigio e il quasi marrone scuro, da poco più di sei mesi e da tre mesi in questo nuovo ambiente secco e arido di incontri. La targhetta pendeva e oscillava mentre Lui procedeva cauto in cerca di una preda da catturare o ammazzare, lì, su due piedi e senza sensi di colpa. In fondo che colpa aveva Lui se lo avevano dislocato, con altri suoi simili, in quel vasto territorio alieno increspato di sole.
A volte si distraeva lasciandola ciondolare con un morbido movimento di collo, a volte la raccoglieva tra le labbra ad assaporarne, con la punta della lingua, il suo lieve ma pungente sapore metallico, a volte… ma, più delle volte, quasi sempre, la ignorava in una sorta di momentanea perdita d’identità tra quelle rocce, Lui, quasi come loro, confuso, simili a loro pezzate di quell’ocragrigio e il quasimarrone, si mimetizzava bene e godeva di quell’invisibilità arbitraria del “punto di vista”.
La targhetta di alluminio indicava nome e data di nascita e sul retro portava, pressato di conio, lo stemma nazionale con l’aquila ad ali spiegate come quella che vide in cielo, in una ascensione spiralica da capogiro, il novantanovesimo giorno di arida e assolata perlustrazione. Quella sagoma buia, in controluce, ben delineata lo calamitò in una caleidoscopica frammentazione visiva fatta di bagliori rossastri e contrazioni palpebrali. Il sole, ferreo nella sua perentoria emanazione di luce, accecava lo sguardo estatico di un lui fermo, immobile e a testa alta come fiero condottiero. Il sole gli annebbiò lo sguardo che Lui, cocciutamente, teneva fisso su quel volteggiare di aquila sempre più indefinibile. Chiuse fortemente gli occhi quasi a strizzarli con le palpebre e d’incanto un alone, su un campo vibrante di rosso, volteggiava nei suoi occhi memori. Pochi secondi per godere di quel “qualcosa” che neanche lui sapeva ma che, per pochi secondi, avevano reso indimenticabile un frammento di quel costante dimenticare che da oltre novantanove giorni persisteva nel suo stare lì.
Aprì gli occhi e davanti a lui, in lontananza, qualcosa di grande si mosse. Un’ombra si mosse velocemente. Un’ombra, solamente un’ombra per quanto gli permettesse di vedere la sua visione distorta tra fluttuanti bagliori luminosi. Solo un’ombra tra le ombre di un mondo offuscato che ora gli appariva innanzi. Un’ombra che si tramutò in tuono secco, un colpo che sentì, un colpo secco che sentì al cuore.
La targhetta di alluminio indicava nome e data di nascita ed era immobile, impolverata come mai, in bilico tra le pietre e legata, da una catenina insolitamente silenziosa, al corpo di Lui leggermente impolverato.